Dicembre 3, 2024

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L’attività di formazione, che avrà inizio nel secondo trimestre del 2023, si svolgerà online in modalità asincrona, con un percorso articolato in moduli e permetterà a circa 40.000 mila docenti di acquisire una formazione di base alla quale seguirà un’attività di accompagnamento,sempre a cura di Indire, nel corso del prossimo anno scolastico. Le ore di formazione non saranno retribuite, ma potranno essere inserite nel curriculum del docente e saranno riconosciute come aggiornamento professionale
La retribuzione prevista, che va da un minimo pari a 1.500 euro lordo Stato e un valore massimo pari a 2.000 euro lordo Stato per il docente orientatore e da un minimo pari a 2.850 euro lordo Stato e un valore massimo pari a 4.750 euro lordo Stato per i docenti tutor, non appare però adeguata. Considerando che, se si fanno bene i calcoli, il compenso orario netto per il tutor si aggira intorno a 8 euro netti e 5 euro per il docente orientatore, al momento forse, più che per il compenso, si tratta più che altro di dare una disponibilità di tipo educativo-didattica,  per cui il docente si mette a disposizione della scuola per creare delle dinamiche positive di personalizzazione degli apprendimenti, sia per gli studenti in difficoltà che per gli studenti con alte potenzialità.
Sarà la contrattazione di istituto a stabilire i criteri di utilizzo delle risorse finanziarie assegnate,  nonché la determinazione della misura dei compensi per remunerare le attività dei tutor e degli orientatori nell’anno scolastico 2023/2024, fermo restando il range minimo e max indicato dal Ministero.
Il compenso per i docenti tutor varierà sulla base del numero di docenti che saranno effettivamente nominati (alla formazione può essere avviato un numero maggiore di insegnanti rispetto al numero minimo individuato dal Ministero) e sul numero effettivo del gruppo di studenti assegnati.
I compensi indicati nella circolare sono validi per l’anno scolastico 2023/24, infatti il finanziamento di 150 milioni copre solo questo anno scolastico, in seguito ci saranno nuove coperture per gli anni successivi. E’ prevista inoltre un’attività extra curricolare pomeridiana, per cui sono stati stimati 3.000 euro ulteriori. Secondo il Ministro si tratta “di una grande sfida, perché vuol dire che nel pomeriggio i ragazzi avranno la possibilità di approfondire e studiare con degli insegnanti che saranno appositamente pagati nell’ambito del coordinamento del tutor, d’intesa con tutti gli altri docenti della classe.” Insomma ne deriverà la necessità di un ampio lavoro in team, nella già complicata cornice delle incombenze scolastiche quotidiane.
I requisiti per la selezione e nomina dei docenti, verranno stabiliti dal Collegio dei Docenti,che potrà anche aggiungere, discostarsi o sostituire i criteri indicati dal Ministero. Non ci sono limitazioni per quanti in attesa di esito da mobilità.
La nomina dei tutor e degli orientatori dovrà avvenire entro il primo settembre 2023 o all’inizio dell’anno scolastico 23-24, poiché dovranno iniziare a svolgere le loro funzioni a partire da quella data. La nomina è effettuata dal dirigente scolastico, che agisce come datore di lavoro, ma deve tenere presente le prerogative degli organi collegiali
Le attività principali del docente tutor nella scuola secondaria di primo e secondo grado sono aiutare ogni studente a creare un E-portfolio personale e costituirsi consigliere delle famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi o delle prospettive professionali dello studente. Il problema però potrebbe nascere dal fatto che spesso i 30/50 alunni a lui affidati non saranno delle sue classi, con tutte le difficoltà che ciò comporta, non essendo al momento previsti esoneri dal suo orario curricolare.
Il docente orientatore avrà invece il compito di favorire le attività di orientamento per aiutare gli studenti a fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, tenendo conto dei diversi percorsi di studio e lavoro e delle varie opportunità offerte dai territori, dal mondo produttivo e universitario.

Come noto già dai primi di aprile, quando è stato pubblicato dal Ministero dell’istruzione e del Merito il decreto 958 contenente le prime indicazioni per la selezione delle nuove figure del docente tutor e quella dell’orientatore, gli istituti scolastici hanno avviato le procedure che consentiranno l’avvio delle attività curricolari di orientamento destinate agli studenti del triennio della scuola secondaria di secondo grado.
Se da una parte però il ministro Valditara è fortemente convinto  dell’utilità di queste figure professionali, un po’ meno lo è una gran parte dei docenti delle superiori, che stanno ancora valutando se candidarsi o meno per l’innovativo ruolo professionale, il cui carico di lavoro non appare ancora ben chiaro. Occorrono, mediamente, tra i 10 e i 20 docenti tutor ad istituto, ma ad oggi risulta che diversi dirigenti abbiano ricevuto poche candidature. Non è un caso quindi che il MIM abbia prorogato il termine di presentazione delle domande sino al 31 maggio prossimo.
L’obiettivo dichiarato è arrivare pronti all’appuntamento di settembre con 40 mila docenti formati per supportare al meglio tra i 30 e i 50 studenti (anche se il numero potrebbe variare) del triennio delle superiori, per poi passare anche al biennio e alle scuole medie inferiori, con maggiore attenzione per quelli più a rischio abbandono e meno informati sul percorso post diploma. E non è un caso che, per superare la sospettosità dei docenti, recentemente il Ministro abbia pure firmato una direttiva per riconoscere a chi svolgerà le attività di docente tutor e orientatore un punteggio supplementare ai fini della mobilità e delle graduatorie interne, che sarà definito in sede di contrattazione integrativa

Insomma, diciamo che forse tutor e orientatori non erano la vera emergenza della scuola italiana e che se non fosse stato per il famigerato PNRR ne avremmo fatto anche a meno. Sappiamo tutti che la nostra scuola ha bisogno di altro, come per esempio ridurre il numero degli alunni per classe, selezionare meglio le competenze dei docenti in entrata, garantire loro di lavorare per uno stipendio in linea con gli stipendi dei colleghi europei e sgravarli dalla troppa burocrazia che spesso pesa più della didattica ormai.


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