di Roberta Granata*
Con la pubblicazione del DPCM del 15 dicembre si è completato il quadro dei posti messi a bando per le procedure concorsuali rivolte ai docenti di tutti i gradi di istruzione . Saranno in totale quasi 45.000 (44.654 per la precisione) le cattedre per le quali concorrere attraverso le selezioni che si andranno a svolgere nei primi mesi del 2024.
Il MIM, che inizialmente non aveva messo a disposizione i ruoli non assegnati per l’anno scolastico 2023/24, ha avuto l’autorizzazione da parte del Ministero della Funzione Pubblica per ampliare la rosa dei vincitori dei nuovi concorsi.
Una buona notizia per coloro che attendono la nomina a tempo indeterminato dopo anni di precariato, ma c’è solo da festeggiare? Entrando nel dettaglio il sindacato FENSIR-SADOC ipotizza che sarà difficile che tutte le regioni riescano a pubblicare le graduatorie entro luglio (negli ultimi anni le nomine sono avvenute proprio alla fine di questo mese) dando luogo a nuovi quesiti sulla gestione delle tante cattedre libere.
I bandi (sia quello di infanzia e primaria, sia quello per la secondaria), infatti, dopo mesi di attesa sono stati pubblicati solo a dicembre innescando una serie di slittamenti delle tempistiche. È presumibile che, nella migliore delle ipotesi, le prove scritte abbiano inizio solo a metà febbraio, posticipando inevitabilmente tutte le fasi successive, prima tra tutte quella della prova orale.
Inoltre, rileviamo sempre noi del FENSIR-SADOC, che non è ancora chiaro se si procederà, quantomeno per il sostegno, alle nomine da prima fascia GPS, visto che è risaputo, che in alcune regioni non ci sono neppure più candidati idonei ai concorsi precedenti.
Attendono ancora invece, coloro che intendono abilitarsi con i percorsi da 30, 36 e 60 CFU di cui si parla da mesi e di cui il governo ha lungamente sponsorizzato la realizzazione. Su questo fronte si aspetta il parere dell’ANVUR rispetto agli accreditamenti degli atenei. L’impressione è che il MIM sia arrivato “lungo” rispetto a tutte queste procedure e che ora si tenderà di avviare il tutto “all’ italiana”, salvando la faccia, ma non la valorizzazione del personale docente, che manifesta la propria frustrazione verso un sistema che sembra tutelarli solo a parole.
Vice Segretaria Nazionale Fensir SADOC